Posto che la noia è la mia più grande sciagura, tu sia la benvenuta, lieta creatura, qui dove non esistono regole nè tristi realtà da dover sopportare. Il peso delle tue offese non sarà mai una scusa per sbatterti fuori, io vorrò sempre ascoltarti e annegare incantato nei tuoi occhi.

venerdì 8 ottobre 2010

Ma io ululo ancora il tuo nome


Ho nostalgia rampicante, molto spesso. Mi fucila, perchè è una condizione che mi piomba addosso inavvertitamente e il suo volto rispldende ancora, lei, l'unico volto, lei e loro, due volti, due magie con nomi diversi e anime tatuate l'una all'altra, un legamento ancestrale, inevitabilmente commovente. Un legame chimico, che anche se diviso resta incindibile nel profondo, nella teoria dei moti dell'anima. Se si sapesse com'è bello vederle, com'è rigenerante scoprire che mai nessuno al di fuori delle loro stesse anime potrà amarsi così profondamente. Ed ecco che ho conosciuto l'amore, soltanto che, sfigato come sono, l'ho visto passarmi davanti, snobbarmi e sedersi dinnanzi a me, parlarmi respirando avidamente tabacco di lucky strike e ingarbugliarmi a sè. M'innamoro dell'amore, come quella demente di madame Bovary, e ho incontrato anche la Poesia, più poesia di loro è solo il loro sorriso, ogni altra Luna è loro riflesso. E non esagero. Non è dismisura del genio. E' dichiarazione.

domenica 3 ottobre 2010

Ho acceso un falò(La Meraviglia Merini)


Ho acceso un falò
nelle mie notti di luna
per richiamare gli ospiti
come fanno le prostitute
ai bordi di certe strade,
ma nessuno si è fermato a guardare
e il mio falò si è spento.

Alda Merini


Sai, Alda, di tutti i poeti che Amo, come s'ama il volto più caro, tu sei la primogenita, la più luminosa...

lunedì 13 settembre 2010

Il n'y a pas de future(è così?Chissenefrega!)

Mio dio come pesa il soffitto e la pioggia non filtra da queste pareti buie e tristi, tristi nei loro squallidi e scarsi compensati. Dimmi un po',Pierrot, mio fido compagno, sdoppiamento della mia non-lucidità, quanto manca? Quand'è che tutto si sarà spento, che ogni automobile non sarà più automobile, che ogni destra non sarà più destra, nè di un braccio, nè di un partito? Quando? Sicuramente tardi,troppo tardi. Mi duole lo stomaco, non voglio mangiare, non voglio niente. Non sento più niente, annientato nella mia persona. E fra l'altro senza una valida ragione...Sai,una volta credevo fosse realmente così, poi ho scoperto che non serve una ragione per quell'abissale vuoto, colosso di tormento e sevizia eterna. Non ci lascia stare, il male non riposa mai, è sempre vigile, sempre pronto. E' crudele, spietato, mai magnanimo, non si complimento e non riesci a sfogarti, batti i pugni a terra e i polsi abbandonano la tua sensibilità. Ma poi? Il dolore "astratto" è più insopportabile di quello fisico, checchè ne dicano. Il dolore fisico ha fine, quello astratto no. E dovresti conoscere ottime persone,Pierrot, maschera incompresa della Luna, la tua luna,dedalo di soggiorni di sogni mai appassiti. C'è una Poetessa che è incredibilmente bella, e non vi è nulla che ne turbi la bellezza, la pura e essenziale bellezza, capriccio, forse, d'una ben più grande maledizione. E poi una guerriera, inafferrabile, creatura affascinante come nessun altra. E precipitano, precipitano anche loro. A volte mi chiedo come potranno mai morire due persone come loro, proprio non me lo spiego. Non riesco a farmene una ragione, perchè è come se avessero già fregato la morte, perchè la vita stessa le ha incastrate,bramando le loro ali. Gente così fantastica non dovrebbe mai soffrire, in queste occasioni desidererei il monopolio della sofferenza. Poter crepare solo,senza aver mai conosciuto tali altitudini, così da poter accettare veramente la morte. Se io morissi sarei libero,come l'aria il polline e i termosifoni, sbarazzati o no, come il male, il bene, tutti liberti,senza definizione. E foglie d'erba, e cliniche. Ma la cura?Se un giorno io dovessi morire, spero proprio nessuno ne soffra, anche se almeno avrò il privilegio di non vedere i loro volti. Ma,credimi,Pierrot se ti giuro che non ho futuro. Non c'è, non c'è, davvero! Mia madre che mi parla di università,di lavoro, senza ch'io sappia ancora se domani sarò ancora ancorato in questo labirinto di nebbia e di spiritati sospiri. E persone che hanno sempre finto d'amarti che improvvisamente ti accusano di un cambiamento,distruggendoti perchè tu sai di aver celato l'amarezza per interi anni per loro. Per il fottutissimo affetto che provavi. Ma non resterà niente, nè polvere, nè binocoli. Non so niente. Non sento niente. Se un giorno dovessi morire, sarà un epilogo dignitoso? Che ne è stato della mia vita? Cosa? Una camporella finita male'?Scene di tragicomico stampa? Tutto è inutile, vuoto, e mi fa male. Tremendamente male. Ma il cielo vi benedica, amorevoli doni del padre cielo e della madre tempesta. Sissy con i versi tatuati in cuore e tu, Anna, la migliore anima pura io abbia mai avuto la fortuita occasione d'incontrare, pura, sì, in ogni angolo di pelle. Così è stato. Così fu.
Un detto francese recita "Chacun porte sa croix,moi je porte un plume",ma portare piume è ben più doloroso, perchè la sublimazione dei problemi ne limita i contenuti e una volta sprovvisti di pazienza ci si lascia travolgere dagli eventi come piume,appunto. Io ho amato e amerò,spettri.

giovedì 9 settembre 2010

tutto in un tremulo istante(catturate le reliquie)


Hena ha un sorriso largo quanto il cielo
Due mani nascoste
Cascanti sui fianchi
Due occhi intensi, vicini
Un cuore profondo
Che dal più piccolo dei sospiri
Disseta la mia anima
È un sogno incantevole

Con le sue fantasie travolgenti
Dipinge il suo Universo
E io vorrei vederla felice
Per scoprire ch'ogni suo sforzo
Non è andato mai disperso

Alle volte inventa storie così bizzarre e vere
Che non mi meraviglierei
se fosse un alieno,un’invenzione
o figlia delle sirene
Che con il loro bel canto
Mi distraggono e mi ammaliano
Così come Hena, forse distratta
Non sa di fare

Hena è una ragazza
Eterna Peter Pan nei suoi occhi
Un brillante saltimbanco
Che per rivoltante ribrezzo
Ha affilato le unghie
Gatta indomabile
Fuoco che brucia
Che ha placato, lentamente,
le mie solite ferite.


*scritta un anno fa, non appena le mie pupille intravidero l'isola che non c'è
.

lunedì 16 agosto 2010

?//////////-??

Così, sentirsi così, così strani e così soli, così perpetui nella condizione di calzolai. Nella miseria più acerrima, nel sentimentalismo più sfrenato e più adagiato. Il mare che non c'è, la vetta che non c'è, la vita si specchia in laghi di sangue, giorni famelici che si rincorrono. E tace e si ciba avidamente d'ogni intralcio alla morte. D'ogni canzone chiara e comprensibile. D'ogni attimo barbuto e stanco, sparso qui e laggiù per la scenografia d'una farsa indistinta,infastidita. Non capisco nulla, non so nulla e mi è impossibile districare le redini dell'abbandono. Non riesco proprio, mi è avvezzo soltanto questo riposo infranto su una vecchia amaca sospesa e legata al nulla. Vivo per il nulla e con il nulla. Probabilmente SONO il nulla, catturo la nullità nella vastità dei suoi silenzi. Il silezio è il mio più grande bisogno,perchè non mi rinfaccia mai le mie scelte e ancora so odiarmi a prescindere. Quanta rabbia e distruzione. E stranieri col volto di familiari obbligano, inducono, urlano. Ma non sento, vedete? Non sento.....

http://www.youtube.com/watch?v=d95dSPjrYwk

Numeri, assiomi che cadono, si sfracellano nel buio crepuscolare dei ricordi. dove mi trovo? E tu dove sei? Non sento, mi spiace, non sento....

lunedì 26 luglio 2010

Perchè scrivi?


Tu mi chiedi perchè io scriva?

Mi chiedi perchè io stia vivendo,in pratica. Per me equivale a respirare, a correre su fosfati e diamanti, a dondolare tra versanti colmi di disumana bellezza. Non mi arrendo in questo. Ed è l'unica ultima spiaggia. Si respira grazia qui. Te l'assicuro anche se permane in te l'odor di straniero. oso fidarmi della mia scrittura. Non per altro perchè sa trasportarmi via lontano, in inenarrbili terre profumate di mai e di sempre, ove lambire e sfrenare i sensi, appannare l'orizzonte come giocando a poker. Non sento più niente, tutto si tace. Tutto si sfuma come al mare, come s'afferra un aquilone e ci si lascia rapire. C'è dell'inedito e del cantato, un'invocatio sfrenata dentro il mio ventricolo sinistro. Una mano perpetua che scandisce un ritmo luminoso e lunare. E non termina mai di sentirmi. Scrivo perchè non riuscirei ad ogni modo di farne a meno. No, proprio no. Scriverei col pensiero come in viaggio. Come all'inferno. Scrivo per mirabile sollievo. Un idillio. Un cimelio. Una fonte di rugiada approssimata ai miei capelli spettinati. Sparpagliati. Lo senti? Lo senti com'è immortale giocare con le parole? Non ci si annoia mai. Mai e poi mai. Si potrebbe continuare per millenni e poi averne subito di nuovo voglia,nostalgia. Un po' come fare l'amore, in maniera pulita e veritiera, affacciandosi alle maree della Luna. Non mi va più di morire quando afferro i miei pensieri, fingo di ordinarli e li slancio su foglio,una pietra, una foglia caduta in Gennaio. Ed per questo che sono ancora qui. Perchè scrivo. Perchè mi ridà il sorriso che consente al mio ego d'amare. Sì, sento che è la chiave.La chiave d'ogni arcano mistero e meraviglia!

lunedì 19 luglio 2010

E Rimbaud sia!


Sognato per l'inverno


Andremo,d'inverno,in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce.Un nido di baci folli,posa.
Nei cantucci molli.Tu


Chiuderai gli occhi,per non vedere dai vetri
smorfiare l'ombre delle sere,
la plebaglia di demoni e di lupi tetri,
mostruosità di arcigne e nere.


Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
Un bacetto,un ragno matto,ti correrà
sul collo...Tu intanto


Dirai:"Cerca!",chinando a me la testolina,
-perderemo tempo a scovar la bestiolina
-che viaggia così tanto...


In treno,7 ottobre 1870


Le cercatrici di pidocchi


Se la fronte del bimbo,rosa di tormento
dei sogni confusi implora il bianco sciamare,
al suo letto si accostano due grandi e care
sorelle con fragili dita e unghie d'argento.


Siedono il bimbo a una vetrata spalancata
ove l'azzurro inonda una macchia fiorita,
movendo nella sua greve chioma bagnata
di rugiada,tremende,le maliose dita.


Egli ascolta cantare quei fiati fugaci,
forti dei lunghi mieli d'erbe rosate,
a volte,interrotti da un sibilo,acchiappate
salive sul labbro o desideri di baci.


Nei profumati silenzi ode le battenti
ciglia nere; e quelle dita elettriche e frali
fan crepitare nei suoi grigiori indolenti
la morte dei pidocchi sotto le unghie regali.


Ecco che sale in lui un vino di pigrizia,
sospiro d'armonica quasi impazzito;
sente nascere e morire,ad ogni blandizia
più lenta,un desiderio di pianto infinito.


Veleno perduto


Di notti con biondi e con brune
in stanza non sono restate
neppura una trina d'estate
od una cravatta comune.

Nulla sul balcone ove il tè
si prende nell'ora di luna.
Non vi è rimasta traccia alcuna,
non un ricordo.Sul piqué


blu di un tendaggio ricamato
scintilla uno spillo dorato
grande come un insetto assorto.
Punta di veleno bagnata
ti prendo. Sii preparata
nell'ora in cui mi voglio morto.

lunedì 31 maggio 2010

La donna

Donna
Palcoscenico di canti
E santuario di bellezze
Celate in cuore da vesti incandescenti
Piene di passione e di affetto
Donna
Divina vergine
Che ti poni sulle mie palpebre
E rimani segregata nel vuoto dei miei pensieri
Catturi la luce
Del buio che io temo
Restituisci felice
Il mio sussurrato “t’amo!”



la notte non finisce mai


Di notte
Io mi trasformo
Come la più grande regina d’Inghilterra
Mi nascondo
Tra gli astri incupiti
E irati con Dio
Perché non se ne cura
E brillano all’infinito
Solo per pochi sguardi dannati
O di folli innamorati
Stesi nel prato
Della loro eterna giovinezza
La notte non finisce mai
Termina solo all’imbrunire
Della fantasia
Quando l’aria salmastra
Recide i pensieri più profondi
E li getta nel pattume
Della luce del giorno
Ma io non riposo
Attendo
E nell’officina delle mie poesie
Io levo in cielo i più bei canti



mercoledì 24 febbraio 2010

Frase rimastami impressa


Tratto da "Otello" di William Shakespeare

Otello:"Pensa ai tuoi peccati"
Desdemona:"L'amore che ho per voi"
Otello:"E per quello morrai"

martedì 16 febbraio 2010

Il Prigioniero


Io sono un prigioniero
Che assicura a venti danzanti
La sua immaginazione
Che rapisce eteree creature ogni giorno
Sparse nell’aria di un’arsura
che non sento più
Perché qui piove ogni giorno
E sono lacrime amare da nascondere
Per me che odio il mio nome e il mio corpo
Eppure, come un eletto,
io sposto i miei talloni e proseguo
verso l’infinito delirio
che nessuno comprende
che è vita accasciata ad un corpo smorto
che non risplende più
che brucia la sua pelle
la sua muta secca e lurida
non cambia mai.

Io sono prigioniero
Dei miei stessi pensieri
Sono l’acume rapito
Dalla mano feroce della pazzia
Che pretende la morte
Poiché tanto correndo
Non trova mai pace
Alla sua nostalgia
Ai suoi colorati desideri
Incuranti del male
Che vuole lo spirito
Diventi normale
E io voglio il mio anelito
Non plachi il suo eterno cercare
Oltre questa cella buia
Il suo arcano Paradiso

Alda Merini-Il testamento.

Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto della pace!

Ché, nel mondo, non seppi
ritrovarmi con lei, serena, un giorno.

Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni confusione.

Se mai io scomparissi

non lasciatemi sola;blanditemi come folle!

venerdì 12 febbraio 2010

Il mio mondo è vuoto senza te


Il mio mondo è vuoto senza te
È rimbombo
Ad ogni passo
Un silenzio in attesa
Ad altro vacuo peccato
Ad altra frustrazione ribelle
Ad altre fiamme ossidriche
adagiate alla mia pelle
Vuoti occhi di chi ha veduto e poi
Come d’incanto
Ha ceduto ad un incantesimo


Io volevo accorgermi di te
Con più carne
Con più sentimento
Con impeto pari alle stelle
Che deridono noi mortali
Luccicando tenebrose

Il mio mondo è vuoto senza te
Non ci sono più frontiere
Da varcare
Niente più lacrime di vino
Su sfumature e baccanali di pietra
E spirito che allegra
Ti riporta ai miei sogni
Ai miei più bei traguardi
In cui nuda su diamanti
Non mi risparmiavi la danza del ventre
E il tuo ventre lacrimava festoso
Assecondava, indeciso,
le mie perversioni
giochi d’amore
che impallidiscono
alla monotonia schiava delle precauzioni
torna da me

perché il mio mondo è nulla
senza le tue cosce possenti
senza la forza dei tuoi pensieri
torna a trovare le mie suggestioni
ma torna da me
non lasciarmi avvelenare
sii tu il mio antidoto
l’antrace accattivante.

domenica 7 febbraio 2010

Alda Merini mix(cosicchè io non ti dia altra angoscia)


perdonerai la mia monotonia, la mia ripetitività, ma io amo questa donna.


spegnimi

Spegnimi come il lume della notte,
come il delirio della fantasia.
Spegnimi come donna e come mimo,
come pagliaccio che non ha nessuno.
Spegnimi perché ho rotta la sottana:
uno strappo che è largo come il cuore


Da "La carne degli angeli"

E così lui, che è la colonna assoluta del mio silenzio, lui che è il mio vero amore, lui che non toccherà mai il mio corpo perché è un eletto, verrà confortato solo dalla vostra fede, che farà vedere a quest’uomo gli eterni domini di Dio.


Lettere

E' bellissimo tornare a Milano, di notte. Si potrebbe lasciarla per sempre solo per andare in Paradiso. Ma forse desidererei, anche da lì, la mia casa



Quando passeggiavo con Wally Toscanini
Uno che ha visto la miseria dei Navigli, non può capirne la ricchezza. Io la miseria l’ho vista, l’ho vissuta: le lavandaie, le povere e affaticate lavandaie, la nebbia che tutto copriva, i primi bar che vendevano le sigarette sottobanco perché era reato. Ci sono nata, sui Navigli, un quartiere che era a misura d’uomo e che adesso ha perso tutto, a cominciare dall’amore. Ci sono nata, sui Navigli, e da qui partivo per i miei viaggi a piedi nella città. Andavo in Galleria, a Montenapoleone, in piazza del Duomo, andavo nei negozi, andavo sulla strada. Incontravo Wally Toscanini, le sorelle Fontana, un giorno incontrai anche Enrico Cuccia: «"Senta dottore, ho fame" gli dissi. "Buon segno", mi rispose lui». Era una Milano dove esser figli di un assicuratore, un assicuratore come mio padre Nemo, era un segnale di benessere. Il benessere... e la polenta. Vecchi miei Navigli. Oggi ci sono solo commercianti, troppi commercianti. E muratori: nessuno mi ha difesa da loro, che a colpi di piccone e con una gru che pareva uno strumento di tortura, si sono presi il mio solaio. Non c’è stato verso. C’è quest’isola pedonale, adesso. Le automobili non possono passare, e così, da me, a trovarmi, ormai vengono solo vecchi barboni. Ridatemi la mia «Seicento», ridatemi la mia povertà... Non mi piacciono, «questi» Navigli. Non mi piace questa città che all’anziano chiede di tutto, e sempre di più, senza nulla dar in cambio. C’è qualcosa che mi attrae, del quartiere? Nulla, non c’è nulla. Mi domandano: e perché rimani allora? Rimango perché qui ho vissuto con mio marito, qui ho creato le mie poesie. I canali, le acque, i battelli? Io chiuderei tutto, chiuderei i Navigli, ci farei una grande strada, un’Appia antica, larga, bella larga, infinita. Alda Merini


Il genio muore per se stesso
e chiede d’esser sepolto
entro memorie deboli.


Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.


venerdì 5 febbraio 2010

Un titolo che è un Universo di parole

Non m'interessa se non avrò mai pace o gratificazione, se non trascorrerò mai notti appaganti e sterili di odio. Sai, una volta soffrivo molto di più, ora l'abitudine ha preso il sopravvento sul fervore dei miei sensi. Continuo a ripeterlo, ma è così. E non scordarti che mai nessuno ti ha invitato nel caos di questa rete-trappola infernale. E' rabbia che sale, se rifletti, è un travestimento degno dello zecchino d'oro, ma credimi a volte non ho altre soluzioni, a volte mi lascerei morire a testa n giù con tutto il dolore che ne conseguirebbe, con tutto il delirio di un moribondo. Sai, nulla, io non sono affatto come tu credi, non mi sento un essere umano, non mi sento uomo, non mi sento io, non mi sento, punto. E riderai di me, ne sono più che sicuro, ma poi non potrai più ferirmi, perchè raggiungerò gli inferi della mia maledizione, scoverò demonesse dal capo velato e dalle ciglia assenti che obbediranno ai miei mancati comandi, con la gioia dell'improvvisazione. Io riderò, prima o poi, ma riderò con il cuore, con l'animo squarciato di chi ora applaude il fantoccio precedente. Mi lascio guidare, io, non seguo mai il filo del discorso, perchè la parole non sono macchine catapultate nel traffico, sono solo e soltanto parole, che noi rendiamo e paghiamo molto di più. Saranno questi secondi, sarà questa nottata appena cominciata che mi riporta qui, a questa scrivania traballante illuminata da una fioca luce rossastra a farmi scrivere senza freni, perchè è la mia più grande droga, è l'incenso cui non mi sottraggo e che respiro a narici dilatate. Un giorno, ti prometto, il Niente tornerà a casa, così com'è stato il principio, così come sarà il tuo candido abbraccio invernale. sogno l'autunno e rigurgito la primavera, ma lascio andare il tempo e passivamente ascolto ancora i mie mostri. I miei poeti dagli elucubrati pensieri, quando si lasciano andare, sono sole e acqua, un meraviglioso deserto riarso, una piana secca di paure e piena di sogni e speranze, una stanza che è questa, orrida ma ospitale, in cui sta rilegata tutta la mia ridicolaggine e la mia voglia di evasione. Un giorno, ti prometto, ti correrò incontro e ti porterò le mie dita, cosicchè non scapperò più a scrivere, come un fuggitivo senza più miracoli, nè vane speranze, e ti udirò fino a non poterne più, fino ad intravedere il buio nella tua luce, mangerò i frammenti del tuo orgoglio e sarò contento, forse, e sarò io, Aldo,Molly,il Niente, sarò come mi vorrai chiamare, convinto, forse, di sentirmi a casa.

Questo post è rigorosamente vietato ai minorati....BAN BAN BAN BAN

martedì 2 febbraio 2010

citazione Charles baudelaire


Maudit soit à jamais le rêveur inutile
Qui voulut le premier,
dans sa stupidité,
S'éprenant d'un problème insoluble et stérile,
Aux choses de l'amour mêler l'honnêteté !

Maledetto per sempre il sognatore inutile
che per primo volle, nella sua stupidità,
perduto in un problema sterile e insolubile,
mischiare l’onestà ai fatti dell'amore!

*tratto dalla raccolta "Fleurs Du Mal" di Charles Baudelaire, in particolar modo dalla poesia "Femmes damnées"

sabato 30 gennaio 2010

Malato terminale di vita


Io non lo so. Non so perchè mi sento così. Solamente riconosco questa senazione, quest'orribile sentimento cui non so dare un nome, ma che so tastare con mani sanguinanti. E' un miscuglio di noia, di sofferenza immotivata, di cruciale nostalgia, un mattone piombante a tutta forza sull'anima. Una pietra abnorme che precipita sulla mia abominevole faccia.Mi sfigura, mi uccide. E mi ritrovo di nuovo ad essere triste, perchè io mi sento diverso, perchè non mi accontento, perchè al lunatismo si aggiunge un'acuta tristezza che si insinua a passo felpato dentro di me. E'il male di vivere, e lentamente ti lasci andare alla corrente e la felicità è sempre più inafferrabile, e sempre più ti differenzi dalla massa e scovi un angolo di gratitudine nel gelido abbraccio della solitudine. Pian piano cominci a rilassarti, ma dormi sempre su un letto di fiamme e vecchi chiodi arruginiti. E allora muori, lentamente, ogni giorno sempre di più, finchè non arrivi su un letto di morte, disteso in quella farsa commediola di parenti afflitti e straziati dal dolore e allora ridi, ridi sguaiatamente perchè non sai che altro fare, perchè il prossimo secondo non esiste e sicuramente è meglio assaporare quest'ultimo momento,piuttosto che non essere prima di non esistere più. Io sono un malato terminale di vita e soave oramai ho costruito le mie ragnatele nell'ala protettiva della fantasia, della bellezza della poesia, nella prosopopea di una canzone. Per ora, grondante di sangue per le ferite aperte auguro a tutti voi un fottuto trapasso e una notte leggera e deliziosa.

venerdì 29 gennaio 2010

Alda Merini-elogio alla morte

Se la morte
fosse un vivere quieto,
un bel lasciarsi andare,
un'acqua purissima e delicata
o deliberazione di un ventre,
io mi sarei già uccisa.
Ma poichè la morte è muraglia,dolore,
ostinazione violenta,
io magicamente resisto.

Che tu mi copra di insulti,di pedate,
di baci, di abbandoni,
che tu mi lasci e poi ritorni
senza un perchè
o senza variare di senso
nel largo delle mie ginocchia,
a me non importa
perchè tu mi fai vivere,
perchè mi ripari da quel gorgo
di inaudita dolcezza,
da quel miele tumefatto
e impreciso
che è la morte di ogni poeta

giovedì 28 gennaio 2010

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono le coincidenze,
le prenotazioni, le trappole,
gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo
che di noi due le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

mercoledì 27 gennaio 2010

Ti aspetto(Alda Merini)


Ti aspetto
e ogni giorno mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.

martedì 26 gennaio 2010

il mio mattatoio


Io ho sposato il tormento
mentre grandinava feroce
l'amore spensierato e precoce
io mi assopivo disteso
sotto un manto di vergogne
Io, che ho obbedito alle mie lacune
e alle mie stigmati
per celare le perversioni claudicanti
del mio mattatoio
io che mi torturo alla luce
perchè anche il buio or mi rinnega
non trasforma più la cecità in fantasia
non mi disseta
e lentamente muoio
nela tersitudine di un incubo senza lieto fine
rimpiangendo la morte
che diede origine al mio lutto
una nascita sbagliata.


lunedì 25 gennaio 2010

Elogio al gentil sesso


Rimango sempre rapito dalla bellezza dell'Universo femminile, rischiara sempre il buio e magicamente risolleva il fiato corto,scagliando in piena ira l'apatia nel confessionale della contemplazione. Siamo tutti estasiati a simile visione, ma non ci saziamo mai della gioia infinita che quella vista ci propone, siamo ingordi e golosi, non ci basta mai. Ecco perchè sovviene il dolore, come mieloso veleno, un calmante omicida, tremendamente efficace. E lentamente diventa un'ossessione, una maniacale dipendenza, una caparbia indecisione che si macchia di misticismo e scelleratezza. Ecco, la donna, che meraviglia può essere, un fiume in piena che sfocia nel delirio dell'indifferenza. Una gioia per gli occhi, un supplizio per l'anima.

Non voglio che tu muoia-Alda Merini

Non voglio che tu muoia, no.
Se tu tremassi nella morte,
io cadrei come una foglia al vento,
eppure con le mie grida e i miei sospiri
io ti uccido ogni giorno;
ogni giorno accelero la tua morte,
sperando che anche per me sia la fine
e mi domando dove Dio stia
in tanta collisione di anime,
come permetta questo odio senza rispetto,
e brancolo nel buio della follia
cercando il tentacolo della scienza.

Nuvole d'acciaio


Non do più fiato al mio orologio
Non m’importa conoscere il tempo
Mi accontento di questa strada impervia e poco salubre
Mi affanno per l’invisibile
È l’unico affetto indispensabile
Mentre tenere, mi odiano
Queste stupide nuvole d’acciaio
Non sono più le ovattate ombre
Delle avventure delle madame pallide
Che soggiornano lassù
Ah potessi tornare infante
Tra le passeggiate di novembre
E l’amore di primavera
Mai più sarò così ingenuo
Mai più serena-la vita mia-
Mi darà pene e storie da scrivere
Su quella strada ridotta a brandelli e fumo
Io ho gettato tutto il mio destino
Beato chi ancora canta, stonato,
ai piedi stanchi di un camino
tutta la sua vaga esistenza
senza desistere all’inventiva
che piano piano la coscienza
ha tramutato in solitudine
ma è abbandono che non uccide
tutti i suoi sensi
che gioisce ingordo
delle sue allegrie da briccone.

domenica 24 gennaio 2010

il niente non ha vedute.

Ho atteso fin troppo,non credi? Ma tanto non capiresti,ne sono più che sicuro. Intanto sei distante e questo basta a rassicurarmi più di tutto;mi rincuora soprattutto il fatto che evidentemente non potremo più vederci e chiusi ciascuno nelle proprie ferite non sguaineremo mai più le nostre spade. Non siamo guerrieri, nemmeno viaggiatori, noi siamo il niente. Il niente non ha dimensioni proprie, scudi fissi per difendersi, si immerge sott'acqua per ascoltare quel silenzio che non trova in nessun altro posto, credimi,inoltre,conosco i suoi pentimenti: si vergogna di essere così,ma ti assicuro che svegliarsi la mattina, sentirsi soli in mezzo alla folla e dubitare della propria capacità di intendere di volere non sempre stufa. Nemmeno incoraggia,stanne pur certo. Ma la sfiga ci è caduta addosso come un meteorite e ho confuso le persone, la natura,con un'unica immensa bruttura da evitare, incomprensibile a prescindere, e quando ho trovato fiori maledetti, ti giuro ho provato di nuovo emozioni, il mio cuore ha ridato origine ai suoi ingranaggi oscuri. E io, bhè, se provassi a spiegartelo mi rideresti in faccia, ma ho sentito aprirsi dentro me una voragine senza fine, un pozzo glaciale:era il mio nuovo rifugio, era l'ombra di un nuovo mondo, a cui comunque non avrei potuto accedere, ma che comunque, schiaffato in basso all'umido, potevo contemplare all'infinito.
http://www.youtube.com/watch?v=8EcUSJMVYxw

coma black-Marilyn Manson




My mouth was a crib and it was growing lies
I didn't know what love was on that day
my heart's a tiny bloodclot
I picked at it
it never heals it never goes away
I burned all the good things in The Eden Eye
we were too dumb to run too dead to die


This was never my world
you took the angel away
I'd kill myself to make everybody pay
This was never my world
you took the angel away
I'd kill myself to make everybody pay
I would have told her then
she was the only thing
that I could love in this dying world
but the simple word "love itself
already died and went away
This was never my world
you took the angel away
I'd kill myself to make everybody pay
This was never my world
you took the angel away
I'd kill myself to make everybody pay

I burned all the good things in The Eden Eye
we were too dumb to run too dead to die
Her heart's blood stained egg
we didn't handle with care
it's broken and bleeding
and we can never repair

BOOM

Le bombe hanno annientato la mia anima
La mia testa logora poggia su un banco di scuola
La mia anima si sdraia sopra un carcerato
Le mie mani coccolano la mia schiena frustata
Come il più bravo dei contorsionisti sa fare
Come la musica accende parole
Come la poesia che sa fare rumore
Io riposo sopra i chiodi del tuo abbandono
Ma mi rallegro, ti giuro
Del tuo unico sguardo
Fisso sui miei occhi
Stabili dentro il mio cuore strappato
Il mio sangue era l’ olio
Che usavi per cospargerti
Atleta indiscusso
Che hai fatto più di mille maratone attorno al mio spirito
Che riassapori la beatitudine dell’evanescenza
Di un bacio peccatore
Febbrile
Un abbraccio di ottobre
Blasfemo autunno
Dolce sipario
Al mio dolce niente

chanson des vieux amants-Jacques brel

Gli amanti sono deliziosi, teneri peter pan invecchiati sempre in fuga.
http://www.youtube.com/watch?v=H1DpjXQUDsI

spesso il male di vivere(Montale)

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia riarsa,
era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi,
fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Guardami,sono nuda (Antonia pozzi)

Guardami: sono nuda. Dall'inquieto
Languore della mia capigliatura
Alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare.
Solo un languido
Palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre.
Incerta
È la curva dei fianchi, ma i ginocchi
E le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m'inarco nuda, nel nitore
Del bagno bianco e m'inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda,
sola,stesa supina
sotto troppa terra,starò,
quando la morte avrà chiamato.

La terra santa


Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettataci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielotutto il suo amore in Dio.
Noi tutti,
branco di asceti
eravamo come gli uccellie
ogni tanto una rete oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione ,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.