Posto che la noia è la mia più grande sciagura, tu sia la benvenuta, lieta creatura, qui dove non esistono regole nè tristi realtà da dover sopportare. Il peso delle tue offese non sarà mai una scusa per sbatterti fuori, io vorrò sempre ascoltarti e annegare incantato nei tuoi occhi.

venerdì 8 ottobre 2010

Ma io ululo ancora il tuo nome


Ho nostalgia rampicante, molto spesso. Mi fucila, perchè è una condizione che mi piomba addosso inavvertitamente e il suo volto rispldende ancora, lei, l'unico volto, lei e loro, due volti, due magie con nomi diversi e anime tatuate l'una all'altra, un legamento ancestrale, inevitabilmente commovente. Un legame chimico, che anche se diviso resta incindibile nel profondo, nella teoria dei moti dell'anima. Se si sapesse com'è bello vederle, com'è rigenerante scoprire che mai nessuno al di fuori delle loro stesse anime potrà amarsi così profondamente. Ed ecco che ho conosciuto l'amore, soltanto che, sfigato come sono, l'ho visto passarmi davanti, snobbarmi e sedersi dinnanzi a me, parlarmi respirando avidamente tabacco di lucky strike e ingarbugliarmi a sè. M'innamoro dell'amore, come quella demente di madame Bovary, e ho incontrato anche la Poesia, più poesia di loro è solo il loro sorriso, ogni altra Luna è loro riflesso. E non esagero. Non è dismisura del genio. E' dichiarazione.

domenica 3 ottobre 2010

Ho acceso un falò(La Meraviglia Merini)


Ho acceso un falò
nelle mie notti di luna
per richiamare gli ospiti
come fanno le prostitute
ai bordi di certe strade,
ma nessuno si è fermato a guardare
e il mio falò si è spento.

Alda Merini


Sai, Alda, di tutti i poeti che Amo, come s'ama il volto più caro, tu sei la primogenita, la più luminosa...

lunedì 13 settembre 2010

Il n'y a pas de future(è così?Chissenefrega!)

Mio dio come pesa il soffitto e la pioggia non filtra da queste pareti buie e tristi, tristi nei loro squallidi e scarsi compensati. Dimmi un po',Pierrot, mio fido compagno, sdoppiamento della mia non-lucidità, quanto manca? Quand'è che tutto si sarà spento, che ogni automobile non sarà più automobile, che ogni destra non sarà più destra, nè di un braccio, nè di un partito? Quando? Sicuramente tardi,troppo tardi. Mi duole lo stomaco, non voglio mangiare, non voglio niente. Non sento più niente, annientato nella mia persona. E fra l'altro senza una valida ragione...Sai,una volta credevo fosse realmente così, poi ho scoperto che non serve una ragione per quell'abissale vuoto, colosso di tormento e sevizia eterna. Non ci lascia stare, il male non riposa mai, è sempre vigile, sempre pronto. E' crudele, spietato, mai magnanimo, non si complimento e non riesci a sfogarti, batti i pugni a terra e i polsi abbandonano la tua sensibilità. Ma poi? Il dolore "astratto" è più insopportabile di quello fisico, checchè ne dicano. Il dolore fisico ha fine, quello astratto no. E dovresti conoscere ottime persone,Pierrot, maschera incompresa della Luna, la tua luna,dedalo di soggiorni di sogni mai appassiti. C'è una Poetessa che è incredibilmente bella, e non vi è nulla che ne turbi la bellezza, la pura e essenziale bellezza, capriccio, forse, d'una ben più grande maledizione. E poi una guerriera, inafferrabile, creatura affascinante come nessun altra. E precipitano, precipitano anche loro. A volte mi chiedo come potranno mai morire due persone come loro, proprio non me lo spiego. Non riesco a farmene una ragione, perchè è come se avessero già fregato la morte, perchè la vita stessa le ha incastrate,bramando le loro ali. Gente così fantastica non dovrebbe mai soffrire, in queste occasioni desidererei il monopolio della sofferenza. Poter crepare solo,senza aver mai conosciuto tali altitudini, così da poter accettare veramente la morte. Se io morissi sarei libero,come l'aria il polline e i termosifoni, sbarazzati o no, come il male, il bene, tutti liberti,senza definizione. E foglie d'erba, e cliniche. Ma la cura?Se un giorno io dovessi morire, spero proprio nessuno ne soffra, anche se almeno avrò il privilegio di non vedere i loro volti. Ma,credimi,Pierrot se ti giuro che non ho futuro. Non c'è, non c'è, davvero! Mia madre che mi parla di università,di lavoro, senza ch'io sappia ancora se domani sarò ancora ancorato in questo labirinto di nebbia e di spiritati sospiri. E persone che hanno sempre finto d'amarti che improvvisamente ti accusano di un cambiamento,distruggendoti perchè tu sai di aver celato l'amarezza per interi anni per loro. Per il fottutissimo affetto che provavi. Ma non resterà niente, nè polvere, nè binocoli. Non so niente. Non sento niente. Se un giorno dovessi morire, sarà un epilogo dignitoso? Che ne è stato della mia vita? Cosa? Una camporella finita male'?Scene di tragicomico stampa? Tutto è inutile, vuoto, e mi fa male. Tremendamente male. Ma il cielo vi benedica, amorevoli doni del padre cielo e della madre tempesta. Sissy con i versi tatuati in cuore e tu, Anna, la migliore anima pura io abbia mai avuto la fortuita occasione d'incontrare, pura, sì, in ogni angolo di pelle. Così è stato. Così fu.
Un detto francese recita "Chacun porte sa croix,moi je porte un plume",ma portare piume è ben più doloroso, perchè la sublimazione dei problemi ne limita i contenuti e una volta sprovvisti di pazienza ci si lascia travolgere dagli eventi come piume,appunto. Io ho amato e amerò,spettri.

giovedì 9 settembre 2010

tutto in un tremulo istante(catturate le reliquie)


Hena ha un sorriso largo quanto il cielo
Due mani nascoste
Cascanti sui fianchi
Due occhi intensi, vicini
Un cuore profondo
Che dal più piccolo dei sospiri
Disseta la mia anima
È un sogno incantevole

Con le sue fantasie travolgenti
Dipinge il suo Universo
E io vorrei vederla felice
Per scoprire ch'ogni suo sforzo
Non è andato mai disperso

Alle volte inventa storie così bizzarre e vere
Che non mi meraviglierei
se fosse un alieno,un’invenzione
o figlia delle sirene
Che con il loro bel canto
Mi distraggono e mi ammaliano
Così come Hena, forse distratta
Non sa di fare

Hena è una ragazza
Eterna Peter Pan nei suoi occhi
Un brillante saltimbanco
Che per rivoltante ribrezzo
Ha affilato le unghie
Gatta indomabile
Fuoco che brucia
Che ha placato, lentamente,
le mie solite ferite.


*scritta un anno fa, non appena le mie pupille intravidero l'isola che non c'è
.

lunedì 16 agosto 2010

?//////////-??

Così, sentirsi così, così strani e così soli, così perpetui nella condizione di calzolai. Nella miseria più acerrima, nel sentimentalismo più sfrenato e più adagiato. Il mare che non c'è, la vetta che non c'è, la vita si specchia in laghi di sangue, giorni famelici che si rincorrono. E tace e si ciba avidamente d'ogni intralcio alla morte. D'ogni canzone chiara e comprensibile. D'ogni attimo barbuto e stanco, sparso qui e laggiù per la scenografia d'una farsa indistinta,infastidita. Non capisco nulla, non so nulla e mi è impossibile districare le redini dell'abbandono. Non riesco proprio, mi è avvezzo soltanto questo riposo infranto su una vecchia amaca sospesa e legata al nulla. Vivo per il nulla e con il nulla. Probabilmente SONO il nulla, catturo la nullità nella vastità dei suoi silenzi. Il silezio è il mio più grande bisogno,perchè non mi rinfaccia mai le mie scelte e ancora so odiarmi a prescindere. Quanta rabbia e distruzione. E stranieri col volto di familiari obbligano, inducono, urlano. Ma non sento, vedete? Non sento.....

http://www.youtube.com/watch?v=d95dSPjrYwk

Numeri, assiomi che cadono, si sfracellano nel buio crepuscolare dei ricordi. dove mi trovo? E tu dove sei? Non sento, mi spiace, non sento....

lunedì 26 luglio 2010

Perchè scrivi?


Tu mi chiedi perchè io scriva?

Mi chiedi perchè io stia vivendo,in pratica. Per me equivale a respirare, a correre su fosfati e diamanti, a dondolare tra versanti colmi di disumana bellezza. Non mi arrendo in questo. Ed è l'unica ultima spiaggia. Si respira grazia qui. Te l'assicuro anche se permane in te l'odor di straniero. oso fidarmi della mia scrittura. Non per altro perchè sa trasportarmi via lontano, in inenarrbili terre profumate di mai e di sempre, ove lambire e sfrenare i sensi, appannare l'orizzonte come giocando a poker. Non sento più niente, tutto si tace. Tutto si sfuma come al mare, come s'afferra un aquilone e ci si lascia rapire. C'è dell'inedito e del cantato, un'invocatio sfrenata dentro il mio ventricolo sinistro. Una mano perpetua che scandisce un ritmo luminoso e lunare. E non termina mai di sentirmi. Scrivo perchè non riuscirei ad ogni modo di farne a meno. No, proprio no. Scriverei col pensiero come in viaggio. Come all'inferno. Scrivo per mirabile sollievo. Un idillio. Un cimelio. Una fonte di rugiada approssimata ai miei capelli spettinati. Sparpagliati. Lo senti? Lo senti com'è immortale giocare con le parole? Non ci si annoia mai. Mai e poi mai. Si potrebbe continuare per millenni e poi averne subito di nuovo voglia,nostalgia. Un po' come fare l'amore, in maniera pulita e veritiera, affacciandosi alle maree della Luna. Non mi va più di morire quando afferro i miei pensieri, fingo di ordinarli e li slancio su foglio,una pietra, una foglia caduta in Gennaio. Ed per questo che sono ancora qui. Perchè scrivo. Perchè mi ridà il sorriso che consente al mio ego d'amare. Sì, sento che è la chiave.La chiave d'ogni arcano mistero e meraviglia!

lunedì 19 luglio 2010

E Rimbaud sia!


Sognato per l'inverno


Andremo,d'inverno,in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce.Un nido di baci folli,posa.
Nei cantucci molli.Tu


Chiuderai gli occhi,per non vedere dai vetri
smorfiare l'ombre delle sere,
la plebaglia di demoni e di lupi tetri,
mostruosità di arcigne e nere.


Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
Un bacetto,un ragno matto,ti correrà
sul collo...Tu intanto


Dirai:"Cerca!",chinando a me la testolina,
-perderemo tempo a scovar la bestiolina
-che viaggia così tanto...


In treno,7 ottobre 1870


Le cercatrici di pidocchi


Se la fronte del bimbo,rosa di tormento
dei sogni confusi implora il bianco sciamare,
al suo letto si accostano due grandi e care
sorelle con fragili dita e unghie d'argento.


Siedono il bimbo a una vetrata spalancata
ove l'azzurro inonda una macchia fiorita,
movendo nella sua greve chioma bagnata
di rugiada,tremende,le maliose dita.


Egli ascolta cantare quei fiati fugaci,
forti dei lunghi mieli d'erbe rosate,
a volte,interrotti da un sibilo,acchiappate
salive sul labbro o desideri di baci.


Nei profumati silenzi ode le battenti
ciglia nere; e quelle dita elettriche e frali
fan crepitare nei suoi grigiori indolenti
la morte dei pidocchi sotto le unghie regali.


Ecco che sale in lui un vino di pigrizia,
sospiro d'armonica quasi impazzito;
sente nascere e morire,ad ogni blandizia
più lenta,un desiderio di pianto infinito.


Veleno perduto


Di notti con biondi e con brune
in stanza non sono restate
neppura una trina d'estate
od una cravatta comune.

Nulla sul balcone ove il tè
si prende nell'ora di luna.
Non vi è rimasta traccia alcuna,
non un ricordo.Sul piqué


blu di un tendaggio ricamato
scintilla uno spillo dorato
grande come un insetto assorto.
Punta di veleno bagnata
ti prendo. Sii preparata
nell'ora in cui mi voglio morto.